Il microbiota umano inizia a formarsi dalla nascita e si sviluppa durante tutta la vita dell’individuo. Nel bambino, il microbiota intestinale si sviluppa al momento del parto. I più importanti fattori che determinano la composizione della flora intestinale del neonato sono: la modalità con cui avviene il parto; la durata della gestazione; il tipo di allattamento (al seno o artificiale).Il bambino nato con parto naturale, a termine e allattato al seno, possiede una composizione ottimale del microbiota intestinale, in quanto contenente un’elevata quantità di Bifidobatteri. Nel parto naturale,infatti, durante il passaggio attraverso il canale vaginale, il bambino riceve “l’eredità microbica materna”,rappresentata dalla flora batterica vaginale e intestinale della mamma. L’allattamento al seno, infine,favorisce soprattutto la crescita dei Bifidobatteri. Il bambino nato con parto cesareo o pre-termine o allattato artificialmente presenta, invece, una flora intestinale “non benefica”: la ridotta quantità di Bifidobatteri (il 50 % in meno), infatti, compromette la funzione di barriera della mucosa intestinale e ne incrementa la permeabilità a batteri ed alimenti allergizzanti (comportando di fatto un incremento del rischio di sviluppare future malattie, come asma, dermatite atopica, diabete, malattie infiammatorie intestinali).Il tratto gastrointestinale nel suo insieme è una delle strutture più specializzate del corpo umano e rappresenta la più estesa area di contatto corporeo con il mondo esterno (circa 400 metri quadrati). La presenza dei batteri nel nostro organismo è indispensabile per la nostra stessa esistenza: essi infatti svolgono numerosissime ed importantissime funzioni all’interno dell’organismo umano.Studi recenti hanno dimostrato che i batteri “buoni” presenti nel nostro intestino sono in grado di influenzare il comportamento, l’umore, i processi cognitivi, le reazioni allo stress, la percezione del dolore, i processi infiammatori, inoltre sembrano avere un ruolo molto importante nell’obesità. Si aggiunga che essi coadiuvano il processo di fermentazione (garantendo una buona digestione degli alimenti e una corretta assimilazione di alcuni micronutrienti contenuti nel cibo) e regolano i processi di eliminazione di alcune scorie (come le tossine). Essi infatti sono in grado di fermentare il materiale indigerito (generalmente costituito da polisaccaridi di origine vegetale). In seguito a questa fermentazione, la flora batterica produce degli acidi grassi a catena corta, come l’acido acetico, l’acido propionico e l’acido butirrico,molecole molto importanti per il nostro benessere, poiché rappresentano una fonte energetica per le cellule epiteliali dell’intestino. Il microbioma intestinale inoltre previene disturbi come la colite, la diarrea e (di contro) la stitichezza (andando a regolare e riequilibrare l’attività intestinale) e interviene nel metabolismo degli acidi biliari e della bilirubina.I tessuti immunitari del tratto gastrointestinale (che prendono il nome di GALT = Gut-Associated Lymphoid Tissue) costituiscono la porzione più ampia e completa del sistema immunitario umano, ed i microrganismi che popolano i tessuti intestinali hanno un ruolo fondamentale nello sviluppo di un sistema immunitario forte e bilanciato.I microrganismi presenti nel tratto gastrointestinale sono inoltre in grado di secernere neuro peptidi, neuro ormoni, ormoni e citochine (tanto che la comunità scientifica moderna è ormai concorde nel considerare il microbiota intestinale come il nostro “secondo cervello”). Si pensi ad esempio che il 90% della serotonina (definita “ormone della felicità”) è secreta dalle cellule dello stomaco e dell’intestino! Ciò significa che il tratto gastro-intestinale rappresenta una sorta di microcosmo neuro-immuno-endocrino,capace di produrre un condizionamento ambivalente fra il sistema nervoso centrale, il sistema immunitario ed il sistema endocrino (deputato quest’ultimo al controllo del funzionamento delle ghiandole presenti nel nostro organismo). I batteri “buoni” sono quindi influenzati da condizioni di stress psichico, ma a loro volta possono influenzare direttamente il sistema nervoso centrale, cambiando la “chimica cerebrale” e incidendo sul comportamento e sugli stato d’animo (pensiamo ad esempio alla sindrome del colon irritabile, patologia psico-somatica con alta incidenza nei Paesi più industrializzati).