Settembre 2018: Gli antibiotici e i bambini

1 Settembre 2018. Consigli del farmacista

L’80% delle problematiche stagionali in età pediatrica (come mal di gola, otite media acuta, tosse, sinusite, febbre, raffreddore e bronchite) è di origine virale. Ciò significa che l’impiego dell’antibiotico in questi casi è inutile e inoltre (come abbiamo più volte detto) dannoso, poiché comporta da una parte l’impoverimento e l’alterazione della microflora intestinale benefica, e, dall’altra, lo sviluppo di batteri super-resistenti (soprattutto lo Streptococco e lo Stafilococco, che sono due dei ceppi più frequentemente implicati nelle infezioni pediatriche).

L’organismo del bambino (dalla nascita fino ai 12 anni di vita) è dominato dalla crescita, che lo rende, per certi versi, più fragile dell’adulto. In questa importante fase della vita del bimbo, anche il suo sistema immunitario è in maturazione, ed è coinvolto in un processo che si completa anche grazie al contatto con virus e batteri. Dall’anno di vita, il bambino va incontro ad un periodo denominato “socializzazione immunologica”, durante il quale egli entra appunto in contatto con una infinità di germi, oltre che di sostanze tossiche, allergeni, ecc…: tutto ciò è fondamentale perché egli possa sviluppare in modo naturale gli anticorpi e costituire così una immunità ottimale (che lo proteggerà poi nell’arco di tutta la sua esistenza).

Fatte queste doverose premesse, il desiderio di tutti i genitori è di vedere i propri figli sempre in salute. Ciò comporta che, nella maggioranza dei casi, quando un bambino manifesta febbre alta o una malattia invernale, o una brutta tosse che stenta ad andare via, i genitori si fanno prendere subito dall’ansia e dalla fretta di vederli guarire, commettendo purtroppo degli errori: cioè abbassando rapidamente la febbre del proprio bimbo con l’impiego di farmaci antipiretici o aspettandosi di ricevere dal proprio pediatra una “prevenzione” antibiotica. Questo perché si è portati erroneamente a credere che l’antibiotico sia la “panacea” di tutti i mali, una sorta di medicina opportuna, quasi di uso comune.

Per un fatto culturale, tuttora in Italia l’antibiotico è visto (soprattutto –ahimè!- in ambito pediatrico) come una sorta di antidoto della paura.

La febbre, in particolare, è una condizione che determina moltissima ansia e paura nei genitori. Essa è in realtà un meccanismo di difesa naturale, che l’organismo mette in atto per cercare di risolvere l’infezione in corso. L’aumento della temperatura corporea, infatti, tende ad inattivare virus e batteri ed evolve come un ciclo:

–        comincia con una “fase di ascesa” (fino a 38°-39°C), in cui si prova freddo,

–        poi prosegue con la “fase del picco febbrile” in cui si prova caldo e compaiono cefalea, dolori muscolari, irrequietezza, aumento della frequenza cardiaca e respiratoria;

–        infine, nella “fase di defervescenza”, la febbre tende a ridursi progressivamente o in modo molto rapido. In questa fase si avverte sudorazione e la temperatura ritorna a valori fisiologici.

I genitori, consapevoli di tutto ciò, devono intelligentemente dare all’organismo del proprio bambino la possibilità di far “sfogare” fisiologicamente la febbre, in modo tale da garantire al loro sistema immunitario di mettere in atto tutti i meccanismi di difesa. Essi, inoltre (come già detto), devono essere consapevoli del fatto che è inevitabile per il proprio bambino ammalarsi durante il periodo invernale: incontrare e conoscere nuovi virus e batteri è naturalmente indispensabile per la corretta formazione del suo sistema immunitario (così che esso possa imparare a difendersi per le volte successive in cui si verificherà un nuovo contatto con gli stessi agenti patogeni).

E non dimenticate, cari genitori, che vivere con ansia e preoccupazione i malanni stagionali dei propri figli si trasmette a voi stessi ma, soprattutto, a loro!!!

La preoccupazione per la salute dei bambini non può e non deve quindi prendere il sopravvento sulla razionalità del papà e della mamma, i quali devono sempre avere ben chiaro che tutti i farmaci hanno degli effetti collaterali, che possono essere anche molto gravi, e, per questo motivo, non vanno mai assunti o somministrati con leggerezza.