Novembre 2018: I rischi connessi ad un utilizzo improprio degli antibiotici

1 Novembre 2018. Consigli del farmacista

Per uso improprio di antibiotici si intende l’impiego di questa categoria di farmaci quando essi non sono necessari (quindi in caso di infezioni virali o micotiche), oppure in una maniera non corretta (cioè accorciando la durata del trattamento, riducendo la dose, non osservando la posologia corretta).

L’uso improprio degli antibiotici è un problema mondiale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, a questo proposito, ha pubblicato un documento strategico globale e delle linee guida per quei Paesi che vogliano istituire dei sistemi di monitoraggio della resistenza agli antibiotici e intraprendere azioni efficaci (ad esempio per limitare la vendita degli antibiotici ai soli possessori di ricetta medica). Mentre il fenomeno dell’antibiotico-resistenza causato da un utilizzo improprio di antimicrobici suscita grande preoccupazione in tutti i continenti, di contro c’è, paradossalmente, un problema legato ad un numero ancora elevato di persone che, nei Paesi in via di sviluppo, muoiono perché non hanno accesso ad idonee terapie antibiotiche.

Se questo fenomeno (definito dagli esperti con l’espressione di “apocalisse degli antibiotici”) non verrà efficacemente arginato, sono previsti per il 2050 in Europa (Italia compresa, paese con la più alta percentuale di resistenza verso quasi tutti gli antibiotici) oltre 390.000 decessi all’anno causati da infezioni resistenti agli antibiotici!!

I rischi che l’uomo corre a causa delle resistenze batteriche sono molteplici. Alcuni sono comuni a tutti, altri invece variano da persona a persona e sono acuiti dalla presenza di particolari condizioni che predispongono alle infezioni batteriche.

Una condizione che riguarda tutti è che alcune malattie infettive, fino ad oggi controllate con gli antibiotici (come la tubercolosi, le infezioni alle vie urinarie o la polmonite) sono diventate molto più difficili da curare. Se non si interverrà tempestivamente nell’arco di pochi anni, il numero di morti conseguenti ad infezioni (anche comuni) non più trattabili con gli antibiotici passerà dai 700.000 attuali ad oltre 10 milioni ogni anno! Questo vuol dire che nel 2050, nel Mondo, morirà una persona ogni 30 secondi a causa di infezioni non responsive ai trattamenti, e che i decessi supereranno quelli causati dal cancro (8,2 milioni), dal diabete (1,5 milioni), o da incidenti stradali (1,2 milioni).

Alcune categorie di individui risultano particolarmente a rischio di contrarre infezioni batteriche di difficile cura, in conseguenza delle quali rischiano la cronicizzazione o lo sviluppo di complicazioni gravi o, ancora peggio, la morte. Sono, per esempio, i soggetti che fanno uso di farmaci immunosoppressori (che riducono cioè le difese immunitarie), comunemente impiegati nei trapianti d’organo e nella gestione di alcune malattie autoimmuni. Fanno parte di queste categorie a rischio anche i soggetti che si trovano ricoverati negli ospedali.

Gli ambienti ospedalieri risentono molto della problematica dell’antibiotico-resistenza: in queste strutture, anche un germe apparentemente banale diviene molto pericoloso, e ciò si verifica perché l’ambiente ospedaliero amplifica le epidemie. In questi ambienti, infatti, sono presenti le persone più fragili, come i pazienti anziani, i neonati, i malati, ma anche quelli che (a causa di terapie e condizioni cliniche) hanno un sistema immunitario compromesso: tutte persone ad alto rischio di contrarre, all’interno dell’ospedale, infezioni provocate proprio da batteri super resistenti!

Il tutto peggiorato dal fatto che, per i pazienti nosocomiali (cioè ricoverati in strutture ospedaliere), le infezioni batteriche contratte spesso non sono collegate al motivo del ricovero (e quindi vanno ad aggravare lo stato generale di salute del soggetto).

Solo in Italia, le infezioni acquisite in contesti ospedalieri colpiscono ogni anno 280.000 pazienti causando fino a 7.000 decessi!

Si aggiunga a tutto ciò che la crescente resistenza agli antibiotici riduce la possibilità di trattare un’ampia gamma di infezioni batteriche o di ferite fino ad ora considerate non gravi. Anche la cura delle malattie ematologiche ed oncologiche (così come i grandi interventi chirurgici) potrebbero diventare troppo rischiosi per essere eseguiti.