Maggio 2019: Mangiare poco e bene -PARTE I-

1 Maggio 2019. Consigli del farmacista

Il ruolo fondamentale del cibo è noto da secoli, ma le conferme scientifiche di ciò sono giunte recentemente, grazie agli studi effettuati da autorevoli scienziati su alcune popolazioni (definite “Blue zones”), le quali godono non solamente di una vita mediamente molto più lunga, ma anche di un’ottima salute (mentale e fisica), mantenendo al contempo la forza e una buona attività cerebrale. Un esempio per tutti è dato dagli abitanti di Okinawa (isola del Giappone) e dalla sua filosofia di vita. In questa isola la percentuale di ultracentenari è una delle più alte al mondo (sfiora il 20% della popolazione totale), le malattie cardiovascolari sono ridotte del 80% rispetto all’America, e l’incidenza di tumori si abbassa del 40%. La loro prima regola di vita è rappresentata dallo ISHOKUDOGHEN, cioè “il cibo come medicina”. Questa popolazione giapponese è principalmente vegetariana (consuma frutta, verdura, soia e i suoi derivati, alghe Kombu, pesce in dose doppia e molto meno riso rispetto al resto del Giappone, e inoltre assume circa il 30-40% di calorie in meno rispetto alle aree geografiche occidentali). Questa constatazione conferma gli ultimi dati (assolutamente positivi) raccolti sulla efficacia della restrizione calorica come primo obiettivo per il mantenimento di una buona e sana longevità. Essa evita l’accumulo di tossine, alleggerisce l’organismo dal lavoro metabolico e riduce il rischio di sovrappeso, obesità, squilibri ormonali, disturbi dell’umore, morbo di Alzheimer, patologie osteo-articolari e tumori. E’ stato dimostrato scientificamente che una riduzione media del peso corporeo intorno al 7% sia in grado di incidere significativamente sul rischio cardio-metabolico e tumorale, oltre che sulla possibilità di contrarre il diabete di tipo II.

Quali sono dunque gli effetti benefici prodotti sull’organismo da una leggera restrizione calorica (o da brevi periodi di semidigiuno)?

1-fa diminuire la fame: il corpo impara a normalizzare i livelli di grelina (ormone della fame) e l’organismo riprende a mangiare solo quando ha effettivamente bisogno di energia;

2-migliora la sensibilità all’insulina: la riduzione del consumo di zuccheri abbassa la produzione di insulina e rende le cellule più sensibili ai suoi “ordini”. La resistenza all’insulina è all’origine di varie malattie, tra cui il diabete e le patologie cardiocircolatorie;

3-ha un effetto antiossidante: la riduzione del cibo contrasta l’accumulo di radicali liberi e previene l’ossidazione dei lipidi (e quindi i disturbi cardiovascolari);

4-mantiene attivo il cervello: una moderata riduzione dell’apporto calorico giornaliero aumenta la capacità del cervello di adattarsi a nuovi compiti e a nuove esigenze.

Qual è dunque il segreto per guadagnare anni di vita e guadagnarli in salute? Mangiare poco e bene. La cattiva alimentazione, e soprattutto la sovralimentazione, sono, nella società moderna, tra le cause principali che accorciano l’aspettativa di vita. Squilibri nutrizionali, carenze, disturbi a carico dell’intestino, eccesso di tossine alimentari permettono ai radicali liberi di moltiplicarsi, indebolendo sempre di più le difese immunitarie. Vitamine, sali minerali e sostanze antiossidanti, d’altra parte, sono carenti, a causa di un consumo sempre più massiccio di prodotti raffinati e manipolati dall’industria. La dieta diventata oramai quotidiana per la maggior parte delle persone è “impoverita”. I cibi protagonisti delle nostre tavole sono tutti “sbiancati”: zuccheri e dolciumi, farine, pane, riso e altre altri cereali e oli vegetali nocivi prodotti chimicamente, senza contare la quantità di additivi che ingeriamo!! (dagli insaporitori ai conservanti, dai coloranti agli addensanti). Oltre alla qualità delle materie prime, conta molto anche il modo in cui le si cucina: prediligere quindi le cotture veloci e semplici (lasciando quelle molto elaborate solo ai giorni di festa), impiegando pochi ingredienti, facilmente digeribili e non “alterati” o “contraffatti” dall’industria alimentare. Le temperature troppo elevate denaturano le proteine che, legandosi ai carboidrati, diventano inutilizzabili o addirittura tossiche per l’organismo. Anche i grassi, se esposti al calore eccessivo, si trasformano in composti dannosi. L’olio di oliva andrebbe utilizzato sempre a crudo, perché già alla temperatura di 30°C si altera. Così anche minerali, vitamine ed enzimi, che, non superando indenni la barriera dei 44°C, perdono la loro valenza nelle reazioni chimiche.